Si ritorna con una nuova puntata di Formazione Amica in questo lunedì 12 gennaio 2015 per la nostra settima puntata. Ben ritrovati da Andrea Collalto, ben trovato a Damiano Frasson!
-Ciao Andrea, ben ritrovati a tutti i nostri ascoltatori…
E anche oggi si ritorna quindi per parlare di Formazione Amica, la nostra rubrica settimanale che un po’ ci aiuta a scoprire noi stessi devo dire, per stare meglio insieme agli altri, per vivere meglio con gli altri.
-Si, cerchiamo di dare questo nostro contributo, per riflettere su di noi, sugli altri e come vediamo quotidianamente non è mai abbastanza dedicare un po’ di tempo a questi temi, che sono interessanti e poi anche utili nella nostra quotidianità.
Durante le festività abbiamo avuto modo di riascoltare un po’ le varie puntate con i vari podcast e adesso si ritorna e l’argomento con cui apriamo questo 2015 è piuttosto tosto Damiano.
-Si, diciamo che c’eravamo lasciati con l’intelligenza emotiva e vorremo oggi proporre ai nostri ascoltatori la Consapevolezza. Il tema della consapevolezza: di se e degli altri.
Molto spesso si dice sono consapevole delle varie cose, ma devo dire che la consapevolezza è una cosa di ampio respiro, perché ci sono diverse definizioni che la riguardano, vero?
-Si, allora, possiamo senz’altro intendere questo concetto che poi si declina anche in una competenza specifica, che però è un concetto senz’altro molto ampio che trova anche varie sfaccettature nell’essere così spiegato ed è potremo dire un carattere filosofico che parte un po’ dall’antichità, ma se volessimo rimanere un po’ più vicini ai nostri tempi moderni,quantomeno al periodo del 1600 che rivoluzionò il nostro pensiero scientifico e ci fece entrare un po’ nell’età moderna in quei periodi, diciamo che Cartesio definì la consapevolezza come una vicenda che riguarda il sentire e l’aver coscienza di poter ragionare, quindi diciamo che per Cartesio la consapevolezza è una consapevolezza soggettiva di una persona che si riesce a rendere conto di ciò che sente, che capisce e che ragiona.
Una prima definizione quindi tra quelle più antiche possiamo dire.
-Si, tra quelle senz’altro che possono focalizzare un po’ la problematica che si sarebbe poi sviluppata intorno a tutti questi temi di stampo tipicamente umanistico, anche tipici un po’ della nostra cultura, ecco. Da li in poi arriviamo a tutti quei pensieri evoluti che ci portarono fino al grande cambiamento che è anche in tema in queste giornate col tema della rivoluzione francese: la libertà, l’uguaglianza, la fraternità, la capacità di essere nel mondo come un significato di una valenza positiva che rispetti la soggettività individuale ma anche la libertà degli altri. Un altro rilievo che possiamo avere del termine consapevolezza ci viene dalla psicologia e la definisce come la percezione, la reazione cognitiva al verificarsi di una certa condizione o di un determinato evento, quindi come noi ci poniamo di fronte ai fatti che viviamo nella nostra vita. Come ci poniamo nel percepirli e nel ragionarli. E questo per esempio già ci da l’idea che poi la consapevolezza non implica necessariamente che ci sia anche una comprensione, quella ci arriva poi da una ulteriore elaborazione dei concetti che noi stiamo mentalizzando. Nel linguaggio comune potremo anche dire che la consapevolezza ci viene dalla capacità di interagire con l’ambiente circostante e con le relazioni che si instaurano tra noi e gli altri. Tra noi e gli altri come persone e tra noi e l’ambiente nel quale viviamo. Concluderei se sei d’accordo con una definizione pratica, molto concreta nella quale tutti ci possiamo riconoscere e cioè la consapevolezza come capacità, quindi come abilità di percepire e riconoscere la nostra realtà il più possibile in ogni suo aspetto e in ogni contesto della vita.
Quindi praticamente a livello basico possiamo prendere consapevolezza delle cose, dopo però bisogna elaborarle e prendere coscienza di quello che sta succedendo.
-Esattamente, quello che dici è corretto, perché la consapevolezza ci favorisce anche nella formazione di una coscienza. La coscienza contiene anche una soggettività, quindi anche tutte quelle che sono le caratteristiche che io ho, quindi di me stesso, fisiche, emotive, cognitive… l’auto-consapevolezza, quindi il sapersi rendere conto di come si è, di chi siamo, di cosa facciamo, che può sembrare molto concreto, anche perché io ad esempio in questo momento io sono consapevole che io e te siamo così… in questa discussione, stiamo cercando di elaborare dei concetti per i nostri ascoltatori e sono su questo adesso, non ho la mente impegnata su altro, non mi sto distraendo su altri aspetti. E quindi anche questo implica una conoscenza dei meccanismi della vita, dei meccanismi delle relazioni, ottiche personali, la capacità di rendersi conto delle cose che ci accadono, che non è sempre così presente nella nostra giornata tipo…
Molto spesso tante volte non si vuole anche prendere consapevolezza delle cose.
-Si, sono d’accordo con quello che dici… a volte decidiamo anche di darci per così dire una pausa… l’importante è che sia una pausa… consapevole. Cioè che mi rendo conto di non aver voglia di voler entrare più in profondità ed acquisire maggior consapevolezza e che questo sia un periodo di tempo un po’ limitato. Ci da anche forse un po’ di sollievo da un eccessiva magari preoccupazione rispetto alle cose, non prendere le cose con troppo affanno, con troppo timore, ci può stare questo…
Si, come dicevi un attimo fa bisogna anche esserne sicuramente consapevoli, perché poi se non si ha consapevolezza o comunque se si ha poca consapevolezza di quello che ci sta accadendo che cosa può succedere Damiano?
-Se abbiamo poca consapevolezza di questo ci capita per esempio… viviamo situazioni del nostro passato che magari ci hanno creato qualche disagio, ancora con una ferita continuamente aperta. Abbiamo difficoltà a distinguere aspetti della nostra vita che abbiamo vissuto nel nostro passato, e a ridurne il condizionamento rispetto al nostro presente, o meglio ancora rispetto al nostro futuro. Usando una metafora viviamo come in un antico mulino che non macina più. Semplicemente perché le acque sono diventate stagnanti, le pale sono ferme e quindi rimaniamo li in attesa che accada qualcosa, che però spesso non accade. E allora ecco che quando abbiamo minore consapevolezza anche le nostre motivazioni scendono, diminuiscono, aumentano un po’ i nostri alibi, i motivi per cui ci lasciamo un po’ crogiolare, ci barcameniamo un po’ nelle cose senza una direzione precisa e questo crea che diminuiscono anche i nostri obbiettivi o quanto meno non sono così chiari, sono poco concreti, rischiamo di conseguenza quindi di agire in base alle motivazioni degli altri, non con consapevolezza di quelle che sarebbero anche le nostre esigenze ed i nostri bisogni. E quindi entriamo in una forma di comportamenti della nostra quotidianità semplicemente abitudinari, di routine e che ci fanno perdere giudizio critico. Spesso in balia di mode, condizionamenti e via dicendo.
Si perdono un po’ i comandi di noi stessi un pratica.
-Si, si perdono un po’ i comandi, non riusciamo più a pilotare bene la nostra quotidianità, ecco. Si crede di vivere in una situazione, magari anche preoccupandoci eccessivamente, mentre invece le condizioni reali sarebbero un po’ diverse, ci sarebbero comunque degli stimoli, degli orientamenti positivi, perdiamo un po’ i nostri punti di riferimento in questo senso, i nostri valori. Se non abbiamo consapevolezza dei nostri valori, facciamo fatica a confrontarci con i valori di altri per esempio.
Ma come si capisce quando c’è consapevolezza, che cosa non è la consapevolezza
-Diciamo che la consapevolezza non è, a volte la confondiamo con un eccesso di informazione. Confondiamo la consapevolezza sul sapere tutto su tutto, quindi con una forma di frenesia oggi informativa, essere sempre agganciati all’ultima notizia, all’ultima cosa… la confondiamo a volte con questo ad esempio. O la confondiamo con un semplice volume di conoscenze intellettuali, quindi un po’ discorsi sui massimi sistemi, e allora rischiamo di entrare in una logica che tiene conto ansiosamente di un po’ di tutto e a volte anche di troppe cose, mentre la consapevolezza è anche ad un certo punto la capacità di percepirsi in quel contesto, momento, situazione in cui siamo, in modo focalizzato, quindi rimanendo concentrati in quella che è quella situazione. Avere consapevolezza non significa nemmeno essere ipersensibili a tutto.
Bisogna saper selezionare
-Senz’altro, saper capire, selezionare, cio che ci interessa, cio che ci riguarda, ecco. Quindi è una condizione in cui potremo dire la nostra riflessività si fa qualcosa di interiore, di profondo e si crea un armonia con la nostra persona in una logica che per noi sentiamo di essere più coerenti. Forse è per questo che è importante, perché da un po’ il la alla nostra forma etica, la nostra condotta di vita,ad un senso di autodisciplina, anche ad una nostra unicità come persona.
E’ vero, bisogna imparare queste cose che poi ci aiutano a vivere meglio e a raffrontarci meglio con gli altri. Tra l’altro so che consapevolezza, della consapevolezza se ne è occupata anche l’unione Europea…
-Si, diciamo che la nostra comunità europea, dal punto di vista delle attenzioni culturali e delle attenzioni rispetto a questi temi, senz’altro ha fatto diversi studi, ha elaborato diverse declinazioni, diversi concetti legati all’apprendimento delle persone adulte, alla formazione continua, alla logica del lavoro, ma anche della logica scolastica, ma anche dell’apprendimento come le persone fanno, come per esempio potrebbero fare in questo momento che noi stiamo componendo questo tema alla radio in un modo che viene detto non formale, informale addirittura. Ed ecco che nel 2006 la CE ha definito otto competenze chiave per un apprendimento permanente, quindi perché le persone con cittadinanza attiva riescano a sviluppare un vivere sociale e lavorativo in una logica di imparare, dell’apprendimento permanenente. Queste otto competenze chiave sono la comunicazione nella propria lingua, la comunicazione nelle lingue straniere, una competenza di base matematica o di aspetti scientifico tecnologici e quindi la quarta è diventata una competenza digitale, la quinta imparare ad imparare, che è tipica formativa, la competenza sociale e civica, la settima spirito di iniziativa e imprenditorialità, l’ottava la consapevolezza ed espressione culturale. Quindi la capacità di riconoscere con consapevolezza l’espressione culturale tipica nostra, attraverso i mezzi di comunicazione, le arti, lo spettacolo, la letteratura, e anche quindi questo voleva dare un valore a questo patrimonio culturale che abbiamo.
Diciamo che poi ci sono anche vari tipi di apprendimento che portano alla consapevolezza anche.
-Si, senz’altro si, ti dicevo prima: la competenza di imparare di imparare è tipicamente un aspetto che non è una frase paradossale, ma è proprio la capacità di essere consapevoli di come funziona il nostro apprendimento, e allora ci sono per esempio… si può essere in una condizione in cui non si san fare le cose, non ci si pone nemmeno il problema di acquisire una capacità e non si sente in bisogno di avere un utilità. E quindi qui abbiamo una persona che di fronte all’apprendimento è inconsapevole, perché non se ne vuole rendere conto. Oppure si sa fare e il saper fare è diventato un automatismo che non richiede nemmeno una particolare attenzione. Allora in questo caso c’è una particolarità comunque, c’è una competenza, però c’è una competenza non guidata, non gestita bene, quindi c’è una competenza inconsapevole. Poi abbiamo un altro aspetto che può essere interessante: quando invece non si sa fare qualcosa, ma si riconosce la capacità o la necessità di imparare. Non so fare questo, ma però vorrei imparare come si fa. Allora c’è un incompetenza, cioè non siamo capaci di fare, però ne siamo consapevoli che non siamo capaci, e quindi cerchiamo di imparare qualcosa. Un ultimo aspetto di questo collegamento tra apprendimento e consapevolezza è che noi sappiamo fare le cose, ma il processo che noi dobbiamo attivare per fare queste cose necessita di impegno, di passaggi e noi siamo consapevoli che è una cosa che ci mette alla prova, e allora in questo caso siamo competenti e siamo anche consapevoli. Cioè sappiamo fare le cose e ne siamo anche consapevoli che per ottenere un determinato risultato ci dobbiamo impegnare con quella capacità li e non con un’altra o con nessuna. Quindi come vedi il tema della consapevolezza, dell’apprendimento, è un tema importante che si apre e si collega agli aspetti della nostra vita, anche al nostro atteggiamento, allo stile di vita.
Assolutamente si, e a questo punto io ti chiedo una cosa importante anche per i nostri ascoltatori che quando si parla dei vari argomenti attendono poi spesso anche i vari esercizi per riuscire ad entrare e a capirli meglio. E qui ti chiedo: ci sono degli esercizi che servono per aumentare o capire la nostra consapevolezza?
-Allora: sicuramente diciamo che una formazione che tenga in considerazione questi aspetti di partecipazione, di soggettività individuale, di valorizzazione dell’esperienza, quella che per esempio faccio io, la formazione esperienziale, dove non ci si pone solo in una logica di acquisire informazioni, ma di far si che la persona attraverso la propria esperienza diretta, acquisisca delle capacità, la scoperta di come reagisce in determinate situazioni, quindi un ambiente protetto dove possiamo sperimentarci, dove non abbiamo vincoli o problematiche, legate al giudizio degli altri, riusciamo anche ad approfondire bene questo tipo di temi, questo tipo di capacità. In particolare la consapevolezza, la consapevolezza emotiva… ce ne sono di vari tipi, dipende da dove noi vogliamo focalizzare la nostra attenzione. Perché c’è la consapevolezza come dicevo intuitiva, c’è la consapevolezza del dolore, c’è la consapevolezza del poter imparare, abbiamo detto delle cose prima, e quindi c’è anche una consapevolezza economica per esempio, che ci permette di capire come investire le nostre risorse, i nostri investimenti, e quindi diciamo che la parte esercitativa, potrebbe essere vissuta in questo modo, perché meriterebbe magari un approfondimento specifico nelle esperienze un po’ più accompagnate in questo tema, con più calma, tranquillità per affrontare questi temi e per allenarci a questi. Però diciamo che un aspetto semplice che potremo utilizzare prendendoci magari cinque minuti al giorno è quello di decidere quando siamo in un determinato contesto, magari anche al lavoro, di dedicarci cinque minuti, di fermarci, rallentare il nostro pensiero sulle cose da fare, mettere in silenzioso il telefono, uscire dai social che magari utilizziamo anche per lavoro e metterci tranquillamente seduti nel contesto, nell’ambiente nel quale siamo e cercare di percepire la situazione nella quale noi siamo in quel momento inseriti. Farci delle domande magari anche immaginando un po’ che gli oggetti che magari ci sono nell’ambiente ci potessero parlare. Una cosa che i bambini farebbero con facilità, mentre noi adulti pensiamo magari ad una cosa un po’ strana. Semplicemente possiamo immaginare che queste situazioni ci possano dire qualcosa, ci dicono qualcosa, ci comunicano qualcosa, e cercare semplicemente di percepire che cosa ci dicono, che tipo di percezione ci danno, che tipo di sensazione ci trasmettono. Metti il caso che sono in ufficio e ho un momento in cui ho la scrivania in disordine, come magari è normale che sia… ecco, in quel momento se io chiedessi alla mia scrivania cosa mi dice, potrebbe dirmi che è in disordine, che è piena di lavoro perché io ho tante cose da fare e però anche potrebbe dirmi che finché io non la rimetto in ordine rischia di irritarmi e di farmi perdere la concentrazione. Una riflessione che io ho semplicemente ipotizzato al volo, ma che mi è capitata qualche volta, e allora mi fermo e dico calma: riordino, ma questo lo faccio dopo, questa telefonata l’ho già fatta ma non ho trovato la persona, e quindi riorganizzo quella che è la condizione di quel momento operativa che magari mi riguarda. Ecco, quindi questa per esempio attenzione che possiamo rilevare dall’ambiente nel quale siamo ci da la possibilità di capire che le situazioni ci influenzano e ci comunicano qualcosa. Della quale comunicazione noi siamo inconsapevoli o poco consapevoli, ecco… in realtà le condizioni, gli ambienti, gli oggetti ci condizionano nella nostra vita e ci danno degli input. A volte noi generalmente sottovalutiamo e ci comportiamo, riflettiamo, agiamo e creiamo delle forme di comunicazione con noi stessi e con gli altri anche in base a ciò che assorbiamo dal contesto esterno.
Quindi diventa veramente importante anche questa cosa della consapevolezza, perché altrimenti poi richiamo di “agire male” anche con gli altri…
-Si, torniamo sull’importanza del rapporto con gli altri come hai detto adesso, e quindi quella cos’è. È la capacità di uscire dalla logica di routine, di abitudine… mi comporto così perché non so neanche… ho detto così, ho detto questa cosa, l’ho fatta perché son fatto così… ok, può essere, mica possiamo avere un livello di consapevolezza, focalizzazione, concentrazione, con tutti su tutti… vedi, a volte mi capita con delle persone che magari mi chiedono che differenza c’è tra una consapevolezza per come la capiamo noi nella nostra cultura occidentale, o come la intendono per esempio alcuni altri popoli orientali, e qui penso alle popolazioni asiatiche o che magari si rifanno alla religione buddista. Può essercene anche nessuna, rispondo, differenza… perché parliamo entrambi della stessa cosa, però siccome noi abbiamo delle abitudini di vita fatte in modo diverso, inevitabilmente trasformiamo quel concetto su cui magari se ci mettessimo intorno ad un tavolo ci troveremo tutti d’accordo, ma lo esprimiamo con una modalità diversa. E allora è inutile rifarsi ad un concetto tipico di un’altra cultura dove c’è uno stile di vita, abitudini, comportamenti, logiche, rituali di vita diversi e volerle poi fare qui come fossimo li… e allora io dico o sei qui o sei li, o vivi qui come li, quindi rallenti, abbandoni l’automobile, prendi la bicicletta, fai tanta strada a piedi come fanno li… se non riesci a fare una cosa oggi pensi magari che la puoi fare domani… quindi la consapevolezza si apre anche a questi orizzonti…
BRANO NICCOLO’ FABI – SOLO UN UOMO.
Loading...