Emozioni ed intelligenza: un connubio che viene da lontano. Fino a qualche decennio fa si pensava che l’intelligenza fosse un concetto da riservare esclusivamente all’aspetto “razionale” del nostro pensiero. Facilmente chi aveva migliori performance cognitive si riteneva fosse più intelligente. Molti studi in ambito psicologico e delle scienze dell’apprendimento hanno dimostrato che questa visione era molto riduttiva. Coniugare poi intelligenza ed emozioni sembrava un aspetto ancor più lontano, fino all’avvento “dell’intelligenza emotiva” studiata per la prima volta nei primi anni ’90 da John D. Mayer e resa famosa al mondo dal famoso libro di Goleman “Intelligenza Emotiva”, che la qualifica come una vera e propria competenza sociale. Oggi ormai la scienza ha studiato e approfondisce sempre più anche l’intelligenza nelle piante, l’intelligenza animale, l’intelligenza artificiale, e persino l’intelligenza collettiva o di massa.
Ma allora ci viene spontaneamente da chiederci: Cos’è l’intelligenza?
Il dibattito ancora molto animato, su cosa sia da intendersi per intelligenza, è lontano dall’approdare a conclusioni certe, sembra però avere messo d’accordo gli studiosi delle varie correnti epistemologiche su cosa non è:
• non è solo genetica (studi recenti hanno rivelato che non è una tabula rasa, ma è già programmato per imparare a parlare e sa fare di conto in modo rudimentale. Noam Chomsky sostiene che “per l’uomo imparare il linguaggio è istintivo, come per un ragno tessere la tela”);
• non è solo matrice culturale;
• non è solo apprendimento correlato all’istruzione;
• non è solo contesto sociale;
L’intelligenza dunque è la somma variabile di tutti questi fattori (genetica, cultura, apprendimento, istruzione, esperienza) che come le note su un pentagramma, concorrono con diversi e variabili accenti a produrre e sviluppare la musica del nostro pensiero. Il prof. Ken Richardson, autore del libro ‘Che cos’è l’intelligenza’ (Einaudi 1999) sostiene che nei sistemi cognitivi le interazioni sopradescritte hanno il compito di armonizzarsi alle strutture dell’ambiente esterno, che possono variare moltissimo nel corso della vita di ogni persona. Negli esseri umani l’evoluzione della loro propensione alla collaborazione e uno stile di vita sempre più sociale, hanno aumentato molto la complessità di queste strutture, rendendo necessaria una nuova intelligenza, in modo che l’individuo possa a sua volta agire su questi sistemi esterni e ristrutturarli in continuazione in funzione dei suoi bisogni, desideri, motivazioni ed obbiettivi. Percepire consapevolmente, riflettendo e rielaborando costruttivamente ciò che sono le nostre continue esperienze di vita, ha dunque molto a che vedere con la nostra intelligenza e con le nostre emozioni.
Scritto da: Damiano Frasson
www.damianofrasson.it
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