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6 Febbraio 2015

In attesa della 11^ puntata di FORMAZIONE AMICA di lunedì 09 Febbraio dal titolo “EMPATIA”, vi riportiamo qui di seguito il Podcast della scorsa puntata.

Buon ascolto, ben ritrovati da Andrea Collalto su Container Radio per una nuova puntata di Formazione Amica insieme a Damiano Frasson. Ciao Damiano!

-Ciao Andrea, buon giorno a tutti, ai tanti amici che ci stanno seguendo numerosi in queste settimane e nella diretta di oggi.

Apriamo questo mese di Febbraio, oggi lunedì 2, devo dire che siamo già arrivati alla decima puntata Damiano di Formazione Amica.

-Si, il tempo vola, ma trattando di argomenti interessanti e piacevoli, condividendo i vari feedback, punti di vista, e mail che ci arrivano come stimoli dai nostri ascoltatori, bisogna dire che è piacevole questa nostra cavalcata che stiamo facendo.

Assolutamente, poi devo dire che anche grazie agli ascoltatori, stiamo affrontando dei temi di settimana in settimana che un po’ aiutano a conoscere meglio noi stessi, e anche il tema di oggi riguarda la comunicazione, cosa importante che ci riguarda in tutti i campi della vita.

-Oggi, come avevamo annunciato anche la settimana scorsa parlando dell’importanza delle relazioni, volevamo entrare nello specifico di quella che è la relazione interpersonale, che ci porta ogni giorno in contatto con gli altri, con il mondo, ed è una pratica che abbiamo direi acquisito tutti quanti ma che poi ha delle sue specificità e non dovremo darla così per scontata come magari a volte accade nel lavoro, in famiglia, con gli amici.

In effetti si parla di comunicazione e uno dice: una cosa normalissima, la facciamo tutti i giorni… si, ma che cos’è la comunicazione Damiano?

-La comunicazione, come dice il termine, deriva da “Comunis”, cioè mettere in comune, quindi è un comportamento pratico che abbiamo e che attraverso le nostre modalità espressive che poi magari vedremo ci permette di interagire con gli altri e di mettere in comune le nostre idee, i nostri interessi, pensieri, e anche i nostri sentimenti, le nostre emozioni, quindi è veramente una competenza, appunto tra le competenze trasversali, tra le più importanti, tra le più decisive per determinare il nostro benessere.

Quindi è una cosa veramente importante comunicare, comunicare con gli altri, e ci sono tanti metodi di comunicare con le persone…

-Si, ci sono tanti modi, oggi infatti abbiamo tanti tipi di modalità diversi, abbiamo la comunicazione diretta, scritta, attraverso i social media, ma di fondo la comunicazione interpersonale diventa ed è ancora un territorio sul quale sperimentarsi, da esplorare, e da cercare di migliorare il più possibile, perché a parlare si parla, le cose le diciamo, credo che questo sia nelle abilità di base un po’ di tutti quanti noi, indipendentemente dal grado di istruzione, dal gruppo di lavoro, però è anche vero che poi per avere un efficacia comunicativa alcuni aspetti diventano indispensabili dire, indispensabili.

Tra i vari aspetti, ce ne puoi elencare qualcuno giusto per entrare meglio nell’argomento?

-Si, senz’altro dovremo tenere in considerazione ad esempio il fatto che la comunicazione vista come competenza, già ci porta ad una distinzione come competenza di alcune caratteristiche: ad esempio la competenza linguistica è il codice, il tipo di parola che usiamo per comunicare e ha una sua importanza come una competenza paralinguistica: la cadenza, la pronuncia, il timbro di voce, le pause che noi facciamo… un altro aspetto importante che struttura questa competenza comunicativa è per esempio la proselita: quando parliamo con gli altri in quale tipo di contatto siamo, quanta distanza o quanta vicinanza? Con quali altri comportamenti fisici accompagnamo la nostra comunicazione? Quindi appunto abbiamo detto comportamenti fisici, e si potrebbe parlare anche di competenza cinetica. I segni che facciamo con le braccia, con il nostro corpo, quella comunicazione definita non verbale, e poi il fatto che per esempio questi aspetti dovrebbero essere sviluppati nel modo più coerente possibile, in base al tipo di messaggio che noi vorremmo trasmettere. In ultimo una forma di consapevolezza che possiamo chiamare competenza socio-culturale, cioè rendersi conto del contesto in cui siamo, nel quale stiamo comunicando, che ruolo ho io, che ruolo ha l’altro, o gli altri, quindi ecco, questi ad esempio come vedi sono sei aspetti che ci fanno capire delle specificità diverse.

Una comunicazione quindi che non è soltanto verbale ma che può essere anche molto gestuale, ed in effetti è una caratteristica di noi italiani questa soprattutto.

-Si, senz’altro siamo famosi nel mondo per avere una grande abilità comunicativa proprio in questo senso, ma è un po’ tipico, l’espressione anche con il corpo è più tipica delle culture latine, siamo famosi per riuscire a farci capire un po’ dappertutto, in tutto il mondo, e probabilmente questo è un aspetto che si conosce poco, ma le persone di origine italiana, siamo tra i popoli più presenti in tutti i paesi del mondo. Siamo riusciti ad adattarci evidentemente bene, riusciamo a comunicare laddove noi poi invece abbiamo senz’altro qualche carenza a comprendere dal punto di vista del linguaggio, altre lingue di altre nazionalità di altri popoli… però noi con il non verbale, con i gesti, con questa modalità molto espressiva riusciamo a volte a sopperire a questa lacuna che abbiamo.

Ma che cos’è che influenza il modo di comunicare, la comunicazione con gli altri?

-Beh, la influenzano intanto il contesto sociale, ambientale, nel quale noi cresciamo, questo lo abbiamo anche appena spiegato e quindi sicuramente il tipo di comunicazione che abbiamo dipende molto dal contesto in cui siamo cresciuti, dal tipo di ambiente in cui cresciamo, e ad esempio da questo punto di vista l’Italia è il paese con infinità di lingue, perché anche le forme dialettali, di estensione della nostra lingua, in realtà portano a delle caratterizzazioni specifiche, e quindi già questo ci fa capire come ci possa essere una grande varietà di modalità, di stili comunicativi in base al contesto in cui siamo cresciuti. E poi anche il tipo di relazione che noi abbiamo con i nostri interlocutori. Può cambiare dal fatto che noi ci sentiamo in una forma di parità, o che ci poniamo in una comunicazione riferita al potere, ad un ruolo ad esempio, diverso nel lavoro a seconda delle responsabilità che abbiamo, oppure se abbiamo famigliarità col nostro interlocutore oppure se ci è estraneo, se abbiamo una certa qual grado di confidenza oppure di distacco, di freddezza. I ruoli tra i comunicanti sono senz’altro importanti. E poi un altro aspetto che influenza molto è quello che dicevamo all’inizio, il canale comunicativo. Se è un canale diretto, tecnologico, scritto, e anche questi sono aspetti che influenzano senz’altro la nostra capacità di comunicare.

Tra i canali più facili per comunicare, secondo me quello diretto dovrebbe essere quello che unisce di più le persone, tu che ne dici?

-Direi di si, perché il canale diretto interpersonale è il più variegato ed è quello che ci permette maggiore immediatezza ed è quello che ci permette di vedere che tipo di feedback ci ritorna dall’altra persona, perché dobbiamo considerare che i tipi di studi ormai si sono condizionati in questi ultimi decenni dopo molte tipologie, modalità di riflessioni sulla comunicazione, si sono portate tutta sulla comprensione dell’efficacia di un modello che viene così detto “interattivo”. Cioè c’è qualcuno che vuol dire qualcosa, c’è un messaggio che viene inviato all’altra persona che ascolta, quell’altra persona inevitabilmente ci da un feedback, e sulla base di quel feedback noi riusciamo a strutturare il proseguo della nostra comunicazione. E quindi questo aspetto di contenere nella comunicazione interpersonale in modo molto completo direi, da un lato il contenuto, cioè quello che vogliamo dire, e dall’altro la relazione che abbiamo col nostro interlocutore, è un aspetto che sicuramente nel rapporto interpersonale diventa molto più evidente e ci allena molto ad adeguarci noi e a riuscire anche a cogliere dove non siamo così efficaci e perché.

Effettivamente si, perché tante volte capita magari di voler comunicare con una persona, ma l’altra persona magari non riesce a recepire, magari non vuole ascoltare… in quel caso come bisogna comportarsi per riuscire ad entrare, a farsi capire?

-Ad esempio sai, un aspetto molto importante è cercare di parlare il linguaggio del nostro interlocutore, perché a volte non ci ascolta non perché non ha interesse, se fosse questo aspetto è importante e necessario capire se l’argomento che noi stiamo proponendo riveste per lui un certo interesse e stimolarlo a questo aspetto, ma senz’altro per esempio tutti quanti noi abbiamo prevalentemente un idea, un canale di percezione prioritario rispetto alla comunicazione, che può essere per alcuni più visivo, perché magari riflettono, ragionano di più per immagini… per qualcun altro può essere invece per di più uditivo, nel senso che sono delle persone che ragionano un po’ di più attraverso l’ascolto, oppure una terza via potrebbe essere quella di essere più sensibili all’utilizzo di un canale cenestesico, e quindi percettivo, un po’ sensoriale, emozionale, ed allora se noi ci troviamo di fronte magari ad un interlocutore e vogliamo essere efficaci, sarebbe una buona cosa cercare di comprendere qual è il tipo di canale che questa persona utilizza nella sua comunicazione, per trovare un modo di sintonizzarsi sulla sua frequenza potremo dire. E questo si capisce da vari aspetti, uno dei più semplici è quello di capire, di stare attenti alle parole che utilizza…

Bisogna essere sempre un po’ psicologi con le altre persone…

-Diciamo che dovremo cercare di essere attenti a comprendere meglio il tipo di messaggio che ci arriva, perché di solito si sta troppo concentrati su quello che vogliamo dire noi, e poco concentrati su quello che ci stanno ponendo gli altri sostanzialmente. Ma gli altri nel risponderci, oltre che a darci il loro feedback sul contenuto e mostrandoci la loro modalità di relazione, ci dicono anche loro qualcosa di se stessi, ed ecco che se vogliamo trovare un punto di sintonia, sarebbe buona regola trovare questa sintonia, questo metterci sulla stessa lunghezza d’onda potremo dire. Se una persona utilizza ad esempio verbi, parole che hanno a che vedere con le immagini: guardare, vedere, allora è probabile che sia una persona che tendenzialmente ha un approccio, un modello del mondo visivo. Se voglio essere efficace con lei è preferibile che la richiami ed utilizzi questo tipo di parole ad esempio, piuttosto che “ascoltami”. Sono proprio delle capacità che bisogna affinare e allenare.

Per quanto riguarda invece le forme di comunicazioni scritte, che sono un po’ più difficili diciamo rispetto a quelle dirette, personali?

-Oggi attraverso la comunicazione anche tecnologica ma non solo, perché lo scritto ci porta anche ad una modalità che spesso è utilizzata nel lavoro per passare informazioni, indicazioni… ecco rispetto a quello l’utilizzo delle parole giuste e della semplicità di linguaggio a maggior ragione diventa importante, senz’altro più utile cercare di comunicare anche per iscritto in modo concreto, conciso, di chiedere un punto di vista all’altra parte, porre una domanda, e così cercare di avvicinarsi a quello che accade anche nella comunicazione interpersonale. Diverso è invece ad esempio se vogliamo esprimere qualcosa di più nostro, intimo, personale, così anche più emozionalmente coinvolgente, così anche lo scrivere in modo più ampio, lasciando un po’ andare anche la penna sul foglio, oppure i caratteri sulla tastiera se lo scriviamo al computer, ci può dare una forma di ampiezza, di completezza comunicativa molto interessante. Ad esempio in ambito formativo, nei corsi di comunicazione che tengo sull’intelligenza emotiva, sulle competenze trasversali vengono alternate ad esempio queste modalità: l’espressione diretta, l’espressione scritta, e anche questo tipo di aspetto quindi aiuta a prendere, a sistemare un po’ un registro comunicativo che poi ci ritorna molto ultile nella nostra quotidianità

Poi anche in questo caso dipende dai feedback che si ricevono dall’altra parte e un po’ alla volta si può anche imparare magari a correggere il tiro…

-Si, questo è importante, perché ci sono alcune disfunzioni comunicative direi, alcuni problemi, che sarebbe bene cercare di evitare

Ci sono degli esercizi in questo caso per imparare a comunicare meglio con gli altri Damiano?

-Sai, ci ho pensato, per oggi a questo aspetto dell’esercizio. Mi verrebbe da dire in modo molto pratico, di stimolare i nostri ascoltatori a comunicare in un modo migliore, più efficace, soprattutto più che farne una qualche riflessione scritta, però pensando a questo aspetto dinamico che sarebbe molto utile, pensavo che potrebbe essere interessante dare alcune caratteristiche direi abbastanza pratiche ed essenziali, per avere una comunicazione più efficace. Sono sette aspetti che ci aiuterebbero a riflettere sulla nostra modalità di comunicazione e cercare quindi per ognuno di portare all’attenzione nei prossimi tempi quando comunichiamo con gli altri su questi aspetti, che ne dici?

Assolutamente d’accordo, anzi sono curioso di conoscere questi aspetti per poi anche riuscire a metterli in pratica, perché effettivamente ho notato una cosa: anche noi ci occupiamo di comunicazione ma non se ne sa mai abbastanza, non si sa mai come recepiscono le altre persone quello che diciamo alla fine…

-Qualche filosofo lo chiama il grande gioco infinito della comunicazione, proprio perché è quasi una modalità con la quale noi giochiamo la vita, interagiamo con gli altri, però è anche infinito, perché cambia continuamente ed è un abilità che anche poi tra l’altro si consuma, come tante competenze. Nel senso che se noi per un certo periodo non siamo così efficaci, non abbiamo modalità di esprimerci, abbiamo poche occasioni di farlo, ci richiudiamo un po’ in noi stessi, perdiamo un po’ anche questo tipo di abilità, ed ecco quindi che come dicevi tu è importante continuare a farlo e cercare di migliorarsi continuamente.

Bisogna sempre tenersi allenati quindi…

-Sempre, sempre tenersi allenati. Il primo punto, la prima caratteristica è ad esempio la completezza della nostra comunicazione. Nel senso che se vogliamo avere efficacia sarebbe bene che quello che noi vogliamo dire, comunicare all’altra persona, sia in qualche modo abbastanza completo, che contenga quegli elementi che permettono al nostro interlocutore di capire bene di che cosa stiamo parlando. La completezza è il primo aspetto per avere una comunicazione efficace. Poi il secondo, che va proprio a limitare che nella completezza non diventiamo troppo estesi, è il fatto di essere concisi. E’ preferibile utilizzare frasi brevi, messaggi concisi, verificare il feedback dell’altra persona, magari facendo una domanda, piuttosto che partire con un sermone chilometrico… ti dico, ti racconto… che poi non si sa più se è uno sfogo, se è una comunicazione, che cosa diventa… quindi completezza ed essere concisi. Il terzo aspetto è la considerazione. Cioè il punto di vista degli altri nel momento in cui comunichiamo non è che possiamo non considerarlo. Dovremo quindi stare attenti alle necessità del nostro interlocutore e tenere conto che c’è anche lui nella nostra dinamica comunicativa. E quindi magari coinvolgerlo, verificare quanto il tema gli interessa, cercare di adeguarci all’altro, in modo che non andiamo verso una comunicazione unidirezionale, ma una comunicazione bi direzionale. Il quarto aspetto è la concretezza. Cioè un comunicazione efficace è efficace anche se è concreta, cioè se parla di cose che quindi nello stimolare anche l’altro ritrovano poi una ricaduta, una qualche ripercussione pratica… questo ovviamente se stiamo parlando di una comunicazione tra persone, per esempio nel lavoro, in famiglia, con gli amici, anche questo aspetto è molto interessante che a volte diamo un po’ per scontato. Si parla del più e del meno e poi tutto sommato si rimane con quella sensazione del si.. va beh… però… probabilmente questa comunicazione era poco concreta. Un quinto aspetto che a me piace in particolare perché lo trovo un aspetto semplice che però vedo ha un enorme impatto sulle persone: la cortesia. Cioè per comunicare in modo efficace è utile cercare di avere col nostro interlocutore una conversazione che si sviluppi in un clima per quanto possibile di serenità, per quanto possibile anche se a volte ci capita che le condizioni non lo permettono, però per quanto possibile in una forma di attenzione, di cortesia, di educazione direi del nostro modo di comunicare. Siamo troppo abituati anche dai media ad una informazione, comunicazione gridata, urlata, dove si sovrappongono gli interlocutori, parlano in dieci e nessuno ascolta l’altro, però questo non è che la renda così efficace, forse è efficace per l’audience televisivo, però se ci abituiamo nella nostra quotidianità a questo stile non ci aiuta. E siamo quasi alla fine, poi un altro aspetto importante è la chiarezza Andrea, che quello che diciamo sia chiaro, che enfatizzi l’importanza di quello che stiamo dicendo, ma che usi anche dei termini appropriati. A me capita spesso quando tengo i corsi che hai di fronte magari persone che provengono da vari contesti, da varie situazioni diverse e ti devi mettere come una forma di emittente che deve cercare di adeguare i termini che utilizza all’interlocutore. Quindi questo aspetto è molto importante. E ultimo è la correttezza. Nel senso che comunque effettivamente usare delle parole che siano coerenti nel senso a quello che vogliamo dire, che ci sia quindi la correttezza nel senso potremo tradurlo anche nel senso di coerenza, tra quello che io voglio spiegare e quello che è il contesto. Se voglio parlare con una persona di un aspetto intimo, personale, perché ritengo di avere bisogno di esprimerle qualcosa, così di emozionalmente anche coinvolgente e magari lo faccio in un contesto frenetico, al bar, oppure al supermercato perché trovo l’amico eccetera… non è detto per esempio che questo sia il momento più adatto per cercare di avere l’idea di una forma di coerenza.

Quindi questi sono i vari aspetti da tenere sempre bene a mente quando si comunica con le persone.

-Si, per essere efficaci: completezza, essere concici, considerare l’altro, concretezza, cortesia, essere chiari ed avere una forma di correttezza, di coerenza.

Abbiamo visto quindi che comunicare è una cosa naturale ma non è proprio una cosa facilissima

-No, non è facilissima diciamo nel momento in cui vogliamo essere efficaci. A parlare si parla tutti, credo che ci si capisca mediamente molto, tutti quanti noi cresciuti ormai in una società della comunicazione, abbiamo senz’altro competenze di comunicazione di base molto forti, migliori senz’altro di quello che potevano avere i nostri genitori, i nostri nonni, però poi bisogna vedere quanto riusciamo ad essere efficaci con la nostra comunicazione e quindi efficaci anche con noi stessi, perché quando poi comunichiamo agli altri, le prime due orecchie che sentono quello che diciamo agli altri sono le nostre…

 

BRANO EROS RAMAZZOTTI – PARLA CON ME.

 

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