Ci siamo anche oggi in questo lunedì 15 dicembre per iniziare una nuova puntata di Formazione Amica. Ben ritrovati da Andrea Collalto, benritrovato a Damiano Frasson! Ciao Damiano!
-ciao Andrea, buon giorno a tutti!
Damiano Frasson ricordiamo della Gruemp di Padova. Con te Damiano siamo già alla quinta puntata di Formazione Amica, si parla di formazione, si parla ogni settimana di cose che poi servono a tutti noi un po’ anche per vivere meglio la nostra vita quotidiana, per ritrovare quella motivazione, quella spinta in più che ci faccia ripartire e stare bene anche insieme agli altri.
-Si, assolutamente questo è l’obbiettivo che abbiamo, quello di cercare di dare un contributo a focalizzare alcuni concetti che possono essere utili alla nostra quotidianità personale, famigliare, lavorativa, personale e comunque per cercare di ottenere qualche beneficio in più, qualche sensazione propositiva da quello che facciamo tutti i giorni.
E a proposito di stare bene con gli altri, l’argomento di questa puntata è il team building, il concetto di fare squadra. Qui veramente molto spesso ci capita di dover lavorare in team, tutti noi sappiamo un po’ le problematiche, le varie cose che possono succedere quando si lavora con le altre persone e allora chiariamo subito anche perché è importante fare squadra, perché è importante lavorare in team.
-E’ importantissimo lavorare in team perché in realtà noi siamo continuamente coinvolti in condizioni di gruppo, sicuramente la famiglia è il primo gruppo sociale nella quale noi nasciamo e poi via via i vari gruppi che ci vedono coinvolti: a scuola, poi più in la con gli amici, nel lavoro e nel lavoro poi con diverse caratteristiche noi continuiamo ad essere stimolati e partecipi di condizioni di gruppo. L’essere umano è per definizione un animale sociale quindi non possiamo esimerci da questa logica, dalla comprensione dell’importanza di questo aspetto. Certamente poi superare l’idea di un semplice gruppo di persone che fanno le cose insieme e giungere ad un idea più strutturata, più valorizzata, di gruppo, di un vero e proprio team è un aspetto molto importante per la vita di tutti noi.
Io sto notando spesso anche con il nostro gruppo, con la radio, ecc, ma anche in altri ambiti lavorativi, che un po’ diciamo c’è quella difficoltà nel tenere unito il gruppo, perché ognuno ha le proprie cose da fare, spesso non si riesce poi a comunicare più di tanto… come mai si registra da più parti proprio questa difficoltà nel fare gruppo?
-Concordo con te Andrea su questa osservazione, perché lo noto anch’io in varie situazioni dove mi trovo coinvolto, lo vediamo spesso anche nei nostri interventi di formazione e consulenza presso le aziende o anche presso team nell’ambito sportivo dove per paradosso si dovrebbe fare squadra a maggior ragione, ma c’è un po’ questa difficoltà. Potrebbero esserci diverse ipotesi a questo tipo di difficoltà che le persone stanno vivendo in questo momento: senz’altro diciamo che anche l’aumento degli strumenti di comunicazione anche attraverso le tecnologie hanno favorito appunto il fatto che le persone possono essere in contatto con tante altre, ma hanno anche un po’ affievolito direi quell’idea e quella valorizzazione più elevata del concetto di comunicazione diretta, ecco. Il rapporto interpersonale in questo senso ne sta risoffrendo un po’ di queste evoluzioni e poi un altro aspetto può essere quello che in questo momento di particolare complessità e difficoltà, di cambiamento, le persone vivono soprattutto un urgenza a livello individuale, quindi si impegnano di più per alcuni bisogni che ritengono autonomi, soggettivi, personali, e vedono meno l’importanza però di cercare di ottenere i loro risultati e soddisfare anche i loro bisogni nel concetto di gruppo. Un altro motivo potrebbe essere quello che mancano un po’ dei leader, mancano delle persone che si pongano in un atteggiamento positivo, propositivo, dei vari gruppi. L’essere leader ne abbiamo parlato lunedì scorso, è un impegno consistente, non è una cosa semplice spesso, ed ecco allora che questi aspetti mettono un po’ in crisi il concetto di gruppo, dello stare insieme, di fare squadra, di rimanere uniti e focalizzati su obbiettivo comune.
C’era una nostra ascoltatrice, Paola di Verona che ci faceva notare che una delle caratteristiche degli italiani è che uno comincia a fare le cose e poi… armiamoci e partite, nel senso che non c’è proprio quel leader che effettivamente riesce a catalizzare poi l’attenzione di tutti e fare poi il gioco di squadra.
-Diciamo che per noi apparentemente è un po’ un limite culturale che probabilmente abbiamo anche se poi in realtà si scopre spesso anche in questi momenti di difficoltà che di fronte ad obbiettivi molto importanti, coinvolgenti e magari anche fuori dai riflettori dei media le persone rispondono, si uniscono, si aggregano, il nostro tessuto sociale è anche il tessuto un po’ del nostro territorio, che risponde molto al fatto di cercare di stare insieme, uniti, soprattutto nei momenti di difficoltà. Però diciamo che siamo anche il paese dei tantissimi campanili e… troppe province e la suddivisione, la frammentazione continua di una realtà sociale diciamo che non favorisce più ormai quell’idea di squadra, di progetto comune, ecco, in questo senso.
Ma ci sono delle caratteristiche principali che trasformano il gruppo in squadra?
-Diciamo che in una squadra senz’altro ci sono degli elementi che sono molto tipici: ad esempio avere un obbiettivo comune condiviso da tutti è direi un elemento di fondo importantissimo che distingue la squadra da un gruppo che magari si trova a fare delle attività insieme ma non con quell’idea di avere comunque un obbiettivo comune condiviso. E poi un forte coinvolgimento, una co partecipazione, una capacità di rimanere sintonizzati tra tutti i componenti di un gruppo di persone lo trasforma effettivamente in una squadra. Non ultimo la responsabilità individuale e anche una distribuzione di compiti, di ruoli, che dia la possibilità ad ognuno di dare un contributo concreto, fattivo all’ottenimento del risultato… Poi in una quadra ci sono uno o più leader, c’è comunque una leadership anche distribuita, ma c’è anche un forte esempio di coesione, di appartenenza e di spirito comune.
Che poi se ognuno ci mette anche del suo per un obbiettivo comune un po’ anche arricchisce se stesso.
-Questo è uno degli elementi caratterizzanti del fare squadra, del restare in gruppo, perché abbiamo la possibilità anche di sentirci anche un po’ protetti, in una condizione favorevole in cui possiamo cercare di esprimere le nostre qualità, le nostre potenzialità sapendo che c’è intorno a noi un gruppo, una squadra che può magari sopperire a qualche mancanza o che può anche darci la possibilità di mettere in evidenza alcune nostre specifiche abilità. Senz’altro questo è un aspetto molto importante che permette una crescità più ampia, più di grande respiro.
Noi, a proposito di gruppi, viviamo tutti nei social network, quindi un po’ lo prendiamo anche come il nostro gruppo di vita possiamo dire, con le nostre amicizie, che molto spesso non sono altro che contatti…. Ma parliamo un po’ anche di social network e del lavoro di squadra nei social poi.
-Diciamo che come accennavamo poco fa lo sviluppo anche tecnologico è andato in una direzione che tendenzialmente, almeno nell’idea di fondo favorisca la comprensione di questi importanti concetti legati alla squadra, allo stare insieme, socializzare in un modo positivo. Diciamo che con i social, ad esempio anche in ambito formativo si cominciano a sviluppare delle attività, specifiche di gruppo anche con la formazione a distanza, per cercare di far vivere anche attraverso lo strumento tecnologico o i social, alcune sensazioni, alcune percezioni, alcuni apprendimenti che sono tipici diciamo della relazione diretta, ecco. E’ anche vero che, come dicevamo prima, non possiamo nemmeno farci bastare nei social l’idea di essere collegati, tutti concatenati, perché come dicevi tu poi alla fine magari, effettivamente il concetto di amicizia, relazione o contatto diventa un po’ evanescente, e allora ritorniamo un po’ indietro e quindi a quel concetto pur importante, pur utilissimo che c’è di gruppo: la squadra ha bisogno di una forte compartecipazione e comunque ci si arriva, ci si arriverà… in molti ambienti anche scolastici di livello di eccellenza già sono avanzati i lavori che coinvolgono anche gli studenti, ma anche in molte famiglie di livello nazionale delle quali magari si parla poco, ma in realtà si stanno portando avanti dei lavori, dei progetti che vedono veramente l’applicazione pratica anche di questi concetti attraverso l’utilizzo di tecnologie, e la cosa migliore è sempre quella della regola di buon senso che dice: “Perché le cose funzionino bene, anche in una logica di gruppo c’è bisogno dell’uno e dell’altro aspetto”. C’è bisogno dello scambio, dell’immediatezza, della compartecipazione immediata tra il leader e le persone, e poi c’è bisogno anche oggigiorno di sperimentarsi e di saper utilizzare anche aspetti tecnologici a distanza, perché i tempi magari si accorciano, quindi anche alcuni servizi possono essere gestiti con modalità a distanza e questo diventa allora un mix virtuoso, che non polarizza ne l’uno ne l’altra a scapito delle diverse posizioni.
Perché chiaramente anche i social se si usano bene, sono uno strumento importantissimo
-Si, importantissimo, anche perché con l’integrazione che si sta avendo di video, di filmati, di produzioni anche individuali, si riesce a far passare molto di più di quello che poteva essere qualche tempo fa, ed ecco che se c’era un gruppo, per esempio ci sono molti gruppi nei social, che sono aperti e che vedono la partecipazione con dei contributi delle persone per sviluppare idee, per svilupparle anche con creatività… alcuni stimoli che poi sono la finalità originaria del gruppo, ecco questa è senz’altro un buon esercizio di costruire un gruppo, di stare nel gruppo e di esserci anche con soddisfazione, perché poi questo è l’importante, che il gruppo ci dia una soddisfazione, una sensazione positiva, che non sempre accade, eh?
Che poi tra l’altro nei social si vedono realmente i leader, capita di vedere decine e decine di commenti su delle cose, su delle frasi, su dei post… li si vede chi riesce ad utilizzare anche facebook o altri social anche per mettersi un po’ in luce, per far vedere che riesce a fare qualcosa in più degli altri, ad essere un po’ più leader.
-Si, assolutamente si, questo avviene ed ecco allora che una persona che magari ha delle idee, trasmette dei concetti o ricerca di creare degli stimoli per cui le sue amicizie lo seguano, lo seguano in una logica comunque appartenente a quei concetti espressi da quella persona, quel gruppo sociale, che comunque è senz’altro un aspetto positivo… sai, diciamo che nella diretta i gruppi si vedono di più nei loro punti di forza ma anche nei loro limiti, perché le dinamiche relazionali a volte possono diventare anche conflittuali ed ecco allora che chi esprime una certa leadership deve essere abile nella gestione di queste dinamiche proprio perché non vadano a ledere la compattezza del gruppo e poi i gruppi sociali e la rete in questo ne è maestra, che funzionano meglio, sono i gruppi nei quali si entra, si esce, si ritorna, dove non c’è proprio quella appartenenza esclusivista e e per sempre, proprio perché la persona si allena anche a far parte di vari gruppi, diverse realtà, diverse situazioni, cosa che un tempo era meno fattibile, meno… i gruppi di riferimento erano pochi per le persone, erano quelli e spesso rimanevano quelli per tutta la vita, oggi questo è cambiato.
Diciamo che è un po’ quello che succede anche nella vita reale di ognuno di noi quando si frequentano vari gruppi di persone e ci si arricchisce anche internamente.
-Si, ci si arricchisce molto perché lo scambio, la condivisione, la possibilità di vedere e di valutare anche altri punti di vista, lo stare in squadra ci aiuta a risolvere qualche problema più facilmente… si trova un modo di avere un valore, come abbiamo detto prima, si riesce a dare il proprio contributo… devo dire anche si supera meglio lo stress, e questo è un aspetto importante, si supera meglio la difficoltà anche emotiva, perché il gruppo, la squadra, coinvolgono molto sia dal punto di vista emotivo che comportamentale. Quindi se il gruppo è un buon gruppo, se ci sono… non è detto che debba per forza essere numeroso, questo è un aspetto interessante che dovremo sottolineare ai nostri radioascoltatori… non è detto che un gruppo perché è numeroso sia anche efficace… anzi, ci sono spesso molti studi hanno evidenziato che un team superato un certo numero di persone, superate le nove, dieci, dodici persone inizia ad essere veramente una cosa un po’ complessa da gestire… ed ecco perché per esempio nel mondo aziendale ci si suddivide in reparti, ruoli diversi e si cerca di gestire una frammentazione della condizione organizzativa che però abbia alcune caratteristiche chiare, di coesione, nella logica della mission dell’azienda, degli obbiettivi che devono essere raggiunti. Ecco, non dobbiamo confondere il concetto di team, di squadra, con un concetto di socializzazione molto estesa, che è positivo, ma che allora poi crea altre condizioni e con questi presupposti ci porta ad una logica diversa, seppur importante.
Intanto ci è appena arrivata su skype una domanda da parte di Paola di Verona, che ci ascolta ogni giorno dal lavoro e dice: lavorare in team spesso richiede sacrifici per accontentare gli altri: come fare per essere più felici?
-Questo è un aspetto importante che ci sottolinea la nostra ascoltatrice, perché effettivamente il gruppo è di più della somma delle singole parti, quindi per stare in gruppo in modo efficace c’è bisogno di una consapevolezza anche di dover cedere qualcosa anche delle nostre esigenze, dei nostri bisogni, per mettersi a servizio di quello che serve al gruppo per raggiungere l’obbiettivo. Direi che per non avere una forma di frustrazione da questo tipo di aspetto che è tipico del gruppo e della squadra soprattutto, c’è bisogno che la nostra disponibilità sia vista in una logica positiva, perché stiamo contribuendo all’ottenimento di risultato del quale beneficeremo anche noi… ci viene invece difficile quando siamo in un gruppo e dell’obbiettivo non siamo molto d’accordo, con le relazioni con gli altri appartenenti scricchiolano un po’, non ci sentiamo totalmente parte, però d’altra parte appunto per esserci e per essere coinvolti bisogna pur far qualcosa per essere partecipi… e quando non ci sentiamo più parte di questo gruppo possiamo vedere come una difficoltà il fatto di dover perdere qualcosa del nostro tempo, piuttosto che della nostra disponibilità a favore del gruppo. Il gruppo però che funziona ricordiamolo è sempre un gruppo che tiene conto delle esigenze del gruppo ma anche delle singole esigenze delle persone. Anche perché ognuno di noi è diverso e reagisce in maniera diversa, quindi bisogna realmente tener conto anche a livello psicologico delle altre persone… ma… Damiano, ci sono anche degli esercizi? Perché poi i nostri amici stanno aspettando con ansia sempre il momento dell’esercizio.
-Guarda Andrea, direi che sul concetto di gruppo c’è bisogno di fare molta palestra e di fare anche della formazione specifica perché altrimenti può sembrare che nella sua complessità la cosa sia abbastanza semplificata, ma in realtà parte sempre da una riflessione personale sul concetto, quello che noi cerchiamo anche di proporre e quindi… in questo caso avrei pensato ad una breve focalizzazione pratica che ognuno di noi potrebbe fare, che va anche un po’ nella logica della domanda che il nostro ascoltatore ci ha appena fatto. Ci prendiamo un po’ di tempo e facciamo un elenco dei gruppi nei quali ci sentiamo coinvolti. Ricordo ad un corso, una persona ad un certo punto mi disse: “io ero arrivato qui convinto di partecipare fondamentalmente a due gruppi e cioè quello della mia famiglia e quello della mia azienda.” E poi dice “Mi sto focalizzando sulle idee e sono già in una quindicina. C’è qualcosa che non va oppure sto andando bene?” perché proprio il riconoscere quelle piccole entità quando siamo in gruppo è un aspetto importante da non dare per scontato. Poi una volta fatto l’elenco possiamo prendere uno di questi gruppi, magari dove ci siano indicati anche chi sono i componenti e quanti sono, che ci aiuta a consapevolizzare anche la dimensione del gruppo, l’importanza e il tipo di relazione che abbiamo, e indichiamo chi e cosa ci piace di più di questo gruppo, quindi le sensazioni positive che ci da e anche che cosa magari non ci piace o non ci fa stare così bene, perché può essere che in un gruppo, magari formato da poco, al quale partecipiamo con un ruolo non ancora ben definito, per esempio che ci possa essere qualcosa che non è ancora ottimale. Nel momento in cui abbiamo fatto questo, poi possiamo cercare di rispondere a questa nostra riflessione con una domanda: Cosa potrei fare io per questo gruppo? Cosa potrei fare io per dare un contributo positivo a questo gruppo? E facendo questa riflessione che si fa in qualche minuto, estendendola poi in tutti i vari gruppi nei quali noi ci siamo visti coinvolti, ecco che iniziamo ad avere una forma di valorizzazione e di cosa ci fa stare bene, cosa ci fa stare meno bene, cosa potremo fare noi, a che tipo di gruppo, di squadra apparteniamo…
Sicuramente una focalizzazione interessante, un esercizio che ci aiuta poi a capire meglio anche come entrare, reagire all’interno dei vari gruppi, ma… ricordiamo una cosa importante Damiano, che il primo gruppo di cui facciamo parte è proprio la nostra famiglia.
-Assolutamente si, e anche questo è un aspetto molto importante: la nostra famiglia, poi abbiamo la nostra famiglia d’origine, la famiglia che magari poi ci siamo costruiti, poi abbiamo anche nell’ambito della nostra socialità gli amici, ma gli amici quali? Gli amici delle attività del tempo libero, gli amici con i quali magari facciamo delle attività magari formative insieme? O delle attività culturali? I gruppi in effetti sono molti e sicuramente quello della famiglia è direi il gruppo che si struttura già con l’idea di team, perché gli obbiettivi devono veramente essere ogni giorno condivisi, e anche aiutare i ragazzi, i giovani da parte dei genitori, aiutarli a comprendere questa logica di team, di darsi una mano, di essere partecipi, di fare tutti qualche cosa… di non lasciare l’idea del gruppo solo li ai genitori che sono già senz’altro molto impegnati in tante attività… ecco, rendere partecipi anche i ragazzi è un aspetto educativo che ha anche una valenza pedagogica e formativa importante.
BRANO MUSICALE – SPAGNA – IL BELLO DELLA VITA
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