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17 Novembre 2015

Il periodo storico che stiamo vivendo purtroppo è intriso di “paura”. Questo contributo vuole semplicemente dare qualche spunto per poter continuare a vivere più positivamente la nostra quotidianità, riducendo l’inevitabile impatto negativo prodotto dai drammatici fatti accaduti.

Siamo soliti considerare la paura come una sorta di nemico che ci impedisce di raggiungere i nostri risultati e di esprimerci al meglio, e in effetti spesso è così. Appare quindi utile chiarire qualche aspetto a riguardo della paura. I motivi che la scatenano diventano utili per poter imparare molto su di noi, sugli altri, sulle nostre emozioni, sui nostri pensieri, sul mondo che ci circonda.

La paura è composta da 2 fasi e si sviluppa in un’area del cervello chiamata Amigdala:

  • Allarme – il cervello si prepara ad una eventuale azione
  • Conferma – la corteccia prefrontale dichiara il falso allarme o agisce

Quando percepiamo una condizione eccessiva e improvvisa di timore/paura l’Amigdala  si attiva per proteggerci da un imminente pericolo percepito come “molto probabile”, ci mettiamo in uno stato di allerta. Il cervello richiama automaticamente passati ricordi spiacevoli per essere pronto a difendersi da potenziali pericoli, conseguentemente il cuore pompa sangue più velocemente, il battito aumenta, i muscoli si ingrandiscono o si preparano ad essere subito reattivi, i peli si rizzano, aumenta la sudorazione. Quindi esistono diversi meccanismi neurofisiologici che sono collegati alla paura tramite l’attivazione sensoriale che di per sé è positiva e ci protegge.

Se noi avessimo paura di tutto o quasi saremmo in preda, purtroppo, a gravi disturbi o patologie, idem se non provassimo paura per nulla; quindi il nostro sistema nervoso ci aiuta a riconoscere diversi livelli di paura facendo riferimento a ciò che percepisce e a esperienze precedenti. Spesso però siamo noi stessi che alimentiamo alcune nostre paure che potrebbero invece essere relegate semplicemente a lievi e normali timori, perché ci accolliamo pensieri negativi ed errate percezioni della realtà. Spesso siamo colpiti da paure più o meno conrete che possono anticipare anche eventi nefasti. Questi eventi possono avere una bassa o un’alta probabilità di concretizzarsi ma noi, ritenendoli troppo imminenti e molto vicini, aumentiamo con i nostri pensieri pre-occupazioni che, se trattenute e alimentate per lungo tempo, diventano paure.

Quando ci si abitua a non prendere decisioni si continua a procrastinare non affrontando le piccole normali situazioni della quotidianità, si evita di vivere anche ciò che oggettivamente ci potrebbe fare del bene, ci si abitua a vivere come drammatica e definitiva ogni piccola sconfitta o insuccesso della vita: il fatto che le paure pian piano si impadroniscano di noi è inevitabile. Così facendo continuiamo a percepire responsabile il mondo esterno degli stimoli e delle paure che ci vengono riversate addosso dall’informazione dei media, senza attivarci responsabilmente per farne oggetto di una più attenta riflessione o di una critica personale. L’effetto che otteniamo, così facendo, sarà quello di aumentare a dismisura una serie di sensazioni che vengono interpretate dal nostro cervello come segnali premonitori di un “imminente disastro”, di imminenti catastrofi, di guai serissimi in arrivo, di prossime potenziali malattie. Ecco allora che invece serve imparare a saper affrontare le proprie difficoltà quotidiane distinguendo comprensibili timori da paure più oggettive. Per fare questo è necessario imparare ad utilizzare al meglio i nostri pensieri, le nostre potenzialità, la capacità di riflettere più oggettivamente su ciò che ci accade per comprendere se ci sono elementi di “criticità” che possono tornarci utili per trasformare la paura che proviamo in nuovi elementi di motivazione. Imparare a trasformare la paura in energia propulsiva o in opportunità di apprendimento è una straordinaria chiave motivazionale per la nostra vita. Fare questo diviene utile per conoscersi meglio e imparare a distinguere ciò che ci fa stare bene da ciò che ci fa stare male, ciò che ci motiva e ciò che ci demotiva, ciò che ci dà piacere da ciò che ci provoca dolore, acquisendo padronanza, intelligenza emotiva, capacità di autogestione e automotivazione.

Dott. Damiano Frasson
Formatore – Consulente – Coach di GRUEMP

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